La morte di Vincenzo Mazzei

Un repubblicano alla Costituente

E’ morto venerdì scorso a Roma, all’età di 97 anni, il giurista Vincenzo Mazzei, uno dei padri costituenti. Mazzei, nato a Nicastro, oggi Lamezia Terme, il 24 agosto 1913, fu eletto deputato nel XXVIII collegio elettorale di Catanzaro con 2.646 voti preferenziali, il 28 giugno del 1946, nelle liste del Partito Repubblicano Italiano che rappresentò in Parlamento fino al 1948.

Mazzei era un repubblicano mazziniano di netto orientamento "sociale". La sua principale fonte di ispirazione politica fu Carlo Pisacane, a cui dedicò uno testo critico molto importante. Mazzei, di Pisacane, amava il pensiero radicale, condivideva l’equiparazione fra casa Savoia e gli Asburgo, e di conseguenza ne ammirava l’idealismo romantico che tendeva all’anarchismo. Negli studi su Pisacane si nota come il mazzinianesimo di Mazzei sia profondamente vicino al socialismo utopistico di Herzen e dei suoi principali promulgatori. Un socialismo pre - marxiano, che si respirava a pieni polmoni nel mondo repubblicano della seconda metà dell’800. Ripensare alla figura di Mazzei è un modo anche per rifare i conti con una storia del pensiero politico dell’area repubblicana che non ha ancora trovato una sua sistemazione precisa.

E’ chiaro che la componente sociale ha avuto un ruolo centrale nella riflessione mazziniana e anche in molti dei suoi sodali, come appunto il Pisacane; ma, se questa si poteva avvicinare al socialismo, e per certi versi le si avvicinava, si tratta del socialismo utopistico e libertario che trovava espressione nella formula "libertà ed associazione", e non certo in quello "scientifico" che presto Marx gli mosse contro.

E tuttavia il socialismo libertario e associativo che Mazzei interpretava, accanto a Tullio Gregory e ad altri, aveva trovato linfa nel Partito repubblicano proprio come retaggio risorgimentale minacciato dalla modernità marxista. Il socialismo, quale lo abbiamo conosciuto nel ‘900, non aveva più niente a che vedere con il socialismo elaborato sulle strutture agrarie della società ancora da industrializzare. Eppure la componente socialista interna al Partito repubblicano guardò con sospetto non solo Pacciardi, ma anche Ugo La Malfa. Pacciardi, tornato dall’esperienza della guerra civile spagnola, non voleva più avere niente a che fare con chi aveva rapporti con l’Unione Sovietica, socialisti o comunisti che fossero. Per Pacciardi era lo stesso. E Ugo La Malfa era troppo tecnocratico, troppo attento alle esigenze dello sviluppo, e reo di aver spaccato il Partito d’Azione proprio in conflitto con la componente socialista.

La militanza di Mazzei nel Pri fu centrale per la sua formazione politica, visto che culminò nell’esperienza alla Costituente, ma temporanea, perché nel ‘55 lasciò il Pri per confluire in quello socialista. Lo ricordiamo con affetto per il travaglio, storico e politico, che segnò la sua vita. E gli rendiamo l’omaggio che merita per l’ardente passione con cui militò nel nostro partito.